A “Liberazione”

Rubrica “Lettere”

Mi ha molto stupito il tono della polemica presente nella lettera di Franco Guerra circa la figura di Lelio Basso ("Liberazione" martedì 2 dicembre).

Al di là di miti e di “santini”, continuo a credere che tante pagine del socialismo di sinistra italiano, dalla lettura dei consigli in Morandi alle anticipazioni di Panzieri, dalla politica culturale di Bosio alle letture sul neocapitalismo, sia, ancor oggi, di grande attualità e non possa non essere una delle (tante) matrici su cui rifondare un pensiero ed una pratica alternativi.

In specifico, circa la vecchia accusa, da sempre rivolta a Basso, di “attendismo” e di non partecipazione alla lotta clandestina, oltre al confino a Ponza (1928- 1931), vorrei ricordare l’impegno perché il movimento socialista avesse i suoi centri direttivi in Italia e non solo all’estero, l’opposizione alla proposta dell’ex sindaco di Milano, Caldara, per una forma di “convivenza” con il fascismo, gli arresti nel 1939 e 1940 sino all’internamento a Colfiorito (Perugia).

Ancora, la fondazione del Movimento di Unità proletaria (M.U.P.) nel 1943 e la critica alle posizioni maggioritarie nel CLN, che tanto suscitò l’astio di Amendola, nascono dalla volontà di non disgiungere l’impegno antifascista ed antitedesco da precise scelte di classe e di ripensare ad un soggetto politico che superi polemiche e schemi del pre- fascismo.

Nulla, quindi, a che fare con “l’indifferenza ai problemi della lotta nazionale” di cui parla la lettera di Guerra.

Sarebbe interessante avere lo spazio per entrare nel dettaglio di temi tutt’altro che superati. Credo che la lettura diretta dei testi di Basso, da pochi giorni in Internet, possa meglio chiarire le questioni.

Sperando nella pubblicazione.

Sergio Dalmasso